Il carnevale di Austis si distingue dagli altri riti della Barbagia per i misteriosi Colongànos, che portano sulle spalle un carico di ossi d’animale anziché di campanacci. Sos Colongànos si distinguono per l’abbigliamento, senza uguali nei carnevali della Sardegna. In testa portano pelli di volpe o di martora, sul viso sa caratza de ortigu (maschera di sughero nera) nascosta sotto alcune franzas de lidone (rametti e foglie di corbezzolo); indossano lunghe e scure pelli di pecora e portano sulle spalle un carico di ossi di animali, un tempo legati con pezzi di intestino. In mano hanno un bastone o un forcone. Della cerimonia fa parte anche s’Urtzu, vittima che indossa una pelle di cinghiale completa della testa e ha il viso imbrattato di carbone. È tenuto alla fune da alcuni bardiànos (guardiani) dal viso nero, pastrano di orbace e gambàles.

La rappresentazione 

Durante la festa di Sant’Antonio Abate e per quella di San Sebastiano, sos Colongànos ballano intorno ai falò come sofferenti in penitenza. Su due file ordinate, all’unisono sbattono in terra il bastone e poi eseguono un salto, scrollando le spalle per far risuonare il carico di ossi e produrre un suono sordo e lugubre. Nel frattempo s’Urthu corre come pazzo, cercando di sfuggire ai guardiani. Alcuni bardiànos annunciano il passaggio del corteo producendo un prolungato suono con un corno d’animale o una conchiglia. Altri figuranti gettano crusca e grano sulla folla.

Il significato

Ad Austis e nei paesi vicini il carnevale è chiamato “su coli coli”, e chi si maschera con pelli è detto “bestia de coli coli”. Da qui, secondo alcuni, l’etimologia di “Colongànos”: da “kòlos” (“pecora” in greco), col significato di “coloro che si vestono da pecora”. La tragica cerimonia ha un forte carattere propiziatorio. Ciò è messo in evidenza, in particolare, dall’uso delle fronde di corbezzolo, pianta mediterranea sempreverde, chiaro omaggio al dio della vegetazione, e dall’uso degli ossi, simbolo della morte che attende la resurrezione, ma che hanno anche una funzione apotropaica. Infatti ad Austis si dice che sos Colonganos “faghen sonu ’e matracca”; sa matracca è uno strumento di legno utilizzato durante la Settimana Santa, quando non possono suonare le campane, per produrre un forte schiocco con valenza apotropaica.

Franco Stefano Ruiu - Maschere e Carnevale in Sardegna

http://www.youtube.com/watch?v=DI9iCErb3So