I proverbi tendono all'istruzione dell'uomo, all'apprendimento della verità.
Dicius, proverbios sardos... Proverbi Sardi.
"AD S'ISTRANZU NON L'ABBAIDES SA BERTULA".
"ALL'OSPITE NON GUARDARE MAI LA BISACCIA".
Questo "diciu", è un gran proverbio in Sardegna che riguarda la cultura dell'ospitalità del popolo sardo. Per un sardo non è importante se un ospite si presenta a mani vuote a casa propria, perchè l'ospite è sempre sacro e gradito... anche senza doni.
" PAGU TI BALET DE QUI T'ARREPENTAS
A COSA FACTA, LIZU PRATEADU,
MEZUS IN TESTA ANZENA EXPERIMENTA,
QUI NON IN TESTA TUA TI HAPU NADU".
(Poco ti vale il pentirti di cose già fatte, o giglio del campo (o amor mio) è meglio prender esempio in testa di altri, che in testa propria... ossia di apprendere a spese altrui).
Già nel lontano passato i popoli Greci, Latini e Arabi ricorrevano all'utilizzo dei proverbi per muovere la plebe a favore dello stato, o realizzando dei veri e propri codici del lieto vivere. Molti di questi proverbi devono le loro origini alle divinità, alla mitologia, ai fenomeni, alla storia, ai popoli, alle città e agli istinti degli animali.
Ci sono proverbi che nascono dalla satira, altri dalle iperboli.
Ma quelli che più si distinsero in quest'arte, utilizzando tutte scienze per professione in proverbi, furono i Greci che li utilizzarono negli oracoli e nei sapienti, dettando brevi motti o sentenze che avvertivano ed attiravano gli uomini alla virtù. I proverbi, tanto erano venerati che, venivano trascritti nelle porte dei templi, nelle pubbliche strade, piazze, nelle colonne di marmo o cippi.
Aristotele li chiamò assiomi, Ippocrate le chiamò brevi sentenze... tanti altri filosofi appellarono i proverbi, paraemiae, ossia detti di strada. Altri li chiamarono parabolae, simboli od enimmi perchè sotto la loro lettera nascondevano alte sentenze, ma dai Latini vennero appellati proverbia... proverbio, perchè si utilizzavano invece di un altro verbo, con un altro senso. I proverbi sono antichi quanto il mondo e riguardano il tempo passato, presente e futuro e possono istruire ogni uomo collocato sotto qualunque rapporto. La teologia e l'etica degli antichi era basata sui proverbi.
Con questo artificio gli antichi ci tramandarono la scienza pratica che costituisce la sapienza dei popoli. Tutto quello che serve al miglioramento dell'uomo fu trattato dai sapienti con brevi sentenze e poi tramandato a noi con quella verità che si addice alla sapienza dei medesimi. I proverbi tendono all'istruzione dell'uomo, all'apprendimento della verità, al carattere dei medesimi, a cui tendono quelle frasi che, poi sono poste in proverbio, cioè si è conosciuto vero e giusto, per il popolo sardo: "si jughet a diciu" (si porta in proverbio), "bene narat su diciu" (dice bene il proverbio), "diciu antigu non errat" (proverbio antico non sbaglia) e simili.
Dall'epiteto antico si rivela la verità dei proverbi, quasi volendone citare le autorità. In breve i patriarchi, profeti, filosofi spiegavano tutto il loro sapere, per essere tramandato, e anche perchè a quei tempi non a tutti era possibile l'uso della scrittura e della lettura. Cosi "is dicius... proverbios sardos" (i proverbi sardi), sono basati sui fatti e sugli esempi, i quali muovono più che i precetti, più dalla natura che dall'arte dove l'animo è repentinamente compreso dalla verità.
"Caddu curridore, jovanu bellu, et homine magliazzu, pagu durant". (Cavallo corridore, giovane bello, ed uomo prepotente poco durano).
"S'homine bonu faeddat in cara". (L'uomo onesto parla in faccia).
"Homine solu non est bonu a niunu". (Uomo isolato/solo, non è buono per nessuno).
"Homine sabiu non quircat factos anzenos". (Uomo perbene non cerca i fatti di altri).
"Homine in domo, pane affacca". (Uomo in casa, pane vicino) nella casa in cui vi è un uomo laborioso, il pane non manca mai.
Un altro carattere dei proverbi sardi è che sono tante volte oscuri, cioè si parla di una cosa ma si intende dire altro. La fonte di questa oscurità deve ricercarsi nella precisione in cui vennero dettati nei tempi addietro. I proverbi sardi, spesso vengono riportati nelle canzoni sarde, per la rima, armonia e per la brevità e s'imprimono facilmente nella memoria di chi li ascolta. Proverbi tramandati senza alterarsi da generazione in generazione. Il senso del proverbio è letterale e mistico e va ricercato nelle parole e nell'essenza delle lettere che hanno un altro senso, un senso è comprensivo e l'altro è oscuro e necessita di una spiegazione.
"Binza senza jaga, est de substantia paga", dove binza è il fito delle viti, substantia è l'uva e il senso letterale del proverbio è: - quando la vigna non ha siepe, non frutta.
In questa similitudine si comprende l'intervento dell'uomo il quale viene figurato sotto la voce "vigna", e sotto la voce "jaga", la lingua. Il signicato finale è: - Uomo senza riserva nel parlare è di poco senno (sostanza). Lo stile proverbioso non è altro che uno stile ingegnosamente figurato.
Is dicius, is proverbios (i proverbi), eleganti quelli disposti in ritmico numero o in metrica poetica... i proverbi, la scienza pratica che costituisce la sapienza dei popoli.
Rita Coda Deiana