DI ALESSANDRA DERRIU*
Fin dalla preistoria l’uomo sviluppa “forme” di cura e di medicina e, nel tentativo di alleviare le sofferenze e guarire le malattie, acquisisce, con l’esperienza, saperi e pratiche nuove, in Sardegna come altrove. La “scienza medica” è inizialmente legata al culto, alla magia, al misticismo ed ancestrali credenze. L’arte della guarigione, in passato più che adesso, ma ancora adesso, aveva due anime, una scientifica, razionale, e una sacra, informale e magica, che nel tempo è stata definita superstiziosa e popolare. La prima è la medicina come si intende nell’accezione comune, la seconda, ha un rapporto con il trascendente ed il divino.
Queste due anime hanno convissuto e convivono tutt’ora, pensiamo alle abluzioni rituali nelle sorgenti e nelle fonti sacre del mondo antico e ancora ai culti preistorici e ai pozzi sacri nuragici dove, come in numerose altre civiltà, l’acqua era adorata e divinizzata, l’acqua era fonte di vita ma era anche terapeutica, curativa; così nel Cristianesimo l’acqua del battesimo purifica e cancella il peccato originale, cura. Dal culto dell’acqua ai pellegrinaggi moderni verso i luoghi della guarigione miracolosa come Lourdes ritorna il concetto di salvezza legata al culto, di devozione e cura, di medicina sacra.
Le figure del medico e del sacerdote sono spesso affini.
Il medico del corpo e quello dell’anima non dunque sono sempre stati distinti, anzi. La figura del sacerdote nelle culture antiche, coincideva con quella del medico. Dall’antica Grecia ci arriva la figura di Ippocrate, padre della medicina, che proveniva da una famiglia di sacerdoti-medici. Nella cultura egizia e mesopotamica le cure erano sacerdotali e magiche: ritenendo che molte malattie sconosciute fossero causate da colpe, peccati, punizioni, maledizioni, demoni, si trattava insieme corpo e spirito. Nella Bibbia ebraica l'idea della malattia è legata a quella del peccato originale e la salute viene dai meriti e dalle virtù.
La pratica medica prevedeva l'uso delle erbe ma anche dei sacrifici, del digiuno e delle preghiere. L’idea di fondo non muta sostanzialmente nel Cristianesimo che vede in Gesù un medico del corpo quanto dell’anima, i suoi miracoli sono soprattutto guarigioni che segnano la sua vita e la sua predicazione. Con il progresso della scienza moderna le due figure, del medico e del sacerdote, si separarono ma il legame della cura rimane. Religione e medicina restano saldamente legate nella missione di salvezza e di guarigione. Un importante documento sardo ci arriva dal vescovo Andrea Baccallar, pastore e legislatore, che nel 1581, disponeva per la diocesi di Alghero norme che regolamentavano non solo il comportamento dei sacerdoti ma anche dei medici, delle levatrici e dei farmacisti, rinnovandone l’antico legame.
Il vescovo riconosceva il nesso tra la cura dell’anima e quella del corpo, i medici, che dovevano giurare nelle sue mani prima di intraprendere la professione, erano seguiti nella loro attività di cura e supportavano i sacerdoti esortando i malati, su ordine del vescovo, a confessarsi pena la sospensione della cura, legata a quella spirituale. Il vescovo disponeva inoltre che le donne, spesso sole ed isolate nei paesi dell'interno dove non arrivavano medici, fossero autorizzate a battezzare i nuovi nati, se istruite e preparate dai sacerdoti. Questa disposizione è regolamentata tutt’oggi nel Codice di Diritto Canonico che dispone che i parroci istruiscano in questo i fedeli ed i catechisti. Le stesse donne, le levatrici, che battezzano, che benedicono, sono spesso curatrici, di corpi e di anime anch’esse, sono streghe, fattucchiere, maghe ed indovine. Sono esperte di erbe di decotti e fumigazioni, e sono donne devote che pregano e conservano antichi rituali.
Nei paesi della Sardegna, diversi sono gli interventi paramedici nei quali sono esperte, come quelli per tonsille, mal d’orecchie, velo pendulo, osso del cuore-xifoideo, mastite. Utilizzano formule esorcistiche per le contratture muscolari, orzaiolo, vermi del naso, mal di pancia, puntura della tarantola, medicina dell’occhio, che prevedono l’uso di preghiere e segni di croce. Ed ecco che ritorna l’unione della medicina con il sacro, la necessità che le cure siano accompagnate dalla benedizione. Sono sacerdotesse e medichesse che operano nel Medioevo, nell’Età Moderna e giungono fino a noi. Sono donne che restano al confine tra Scienza e Religione quando queste si separano, apparentemente, perché nella pratica entrambe sono dedite alla cura del corpo e dell’anima.
L’arretratezza della medicina, l’ignoranza e la povertà lasciano le menti nell’ombra dell’oscurità e molti mali sconosciuti ed inspiegabili se non con l’intervento del soprannaturale maligno. Lo forza di alcune pratiche mediche diventa allora l’esorcismo il cui scopo è quindi allontanare gli spiriti cattivi da persone o cose invocando l’intervento soprannaturale per sconfiggere malattie sconosciute (disgrazie, sfortuna) imputate alle forze del male o intervento malefico umano; curare è uguale ad allontanare, togliere il male energetico aiuta a togliere quello fisico. Le formule sono medico magiche, medico perché curative, tutte pratiche benefiche per le malattie, e magiche perché interviene il soprannaturale, nel causarle e nel risolverle.
Lo scopo è quello di ripristinare l’equilibrio psicofisico, la buona riuscita è custodita spesso anche nell’effetto placebo e nella forza della fede. Permangono in queste pratiche antiche credenze che si sono conservate nella religiosità, cerimoniali pagani e liturgia cattolica insieme. Il rito è composto da azioni rituali appunto ma anche da preghiere ed orazioni. Gli oggetti e gli elementi vengono dalla vita quotidiana, con una predilezione per quelli sacri come palma benedetta, incenso, olio santo, scapolari, terra cimiteriale, ossa di morto. Ancora oggi la medicina popolare nei nostri paesi attesta e rinnova l’antico legame tra medicina e culto, tra credenza e cura, tra devozione e guarigione.
Alessandra Derriu
Archivista e storica. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali, Università degli Studi di Sassari, specializzata a Roma alla Scuola di Archivistica dell’Archivio Segreto Vaticano e presso la Scuola di Archivistica dell’Archivio di Stato di Cagliari. Autrice di: ‘Il tribunale dell’Inquisizione di Alghero. Storie di donne e di uomini attraverso documenti inediti del XVIII secolo’, 2015. Magia e stregoneria dal Logudoro alla Barbagia. Le denunce dell’Inquisizione vescovile settecentesca nella diocesi di Alghero’, 2016. ‘Maura, l’indovina di Orotelli. Streghe nella Sardegna del ‘700’, 2018. 'L'eredità di Angela. Magia e stregoneria in Sardegna tra '800 e '900', 2020.
(Foto ©Studio 5 Alghero Fabio Sanna)
Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"
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