di ALESSANDRA DERRIU*
Un progetto di ricerca per la valorizzazione della storia e delle tradizioni locali.
'La ricerca culturale ha un ruolo fondamentale nelle scelte di rilancio di una comunità e del suo territorio, motivo per cui deve essere promossa e diffusa in tutte le sue forme'.
Un concetto di cultura che secondo il primo cittadino di Orotelli, Nannino Marteddu, 'è capace di promuovere e valorizzare il patrimonio materiale ed immateriale'. Orotelli è un paese simbolo, come tanti altri in Sardegna, un microcosmo brulicante di tradizioni ed antiche usanze.
Già noto per le tipiche maschere del carnevale, i Thurpos, che rappresentano un antico rito sacro tra l’uomo e il lavoro di ogni giorno nei campi, conserva riti di devozione unici nell’Isola come quelli per San Giovanni, Patrono del paese, celebrati non come nel resto della Sardegna il giorno della nascita il 24 giugno, ma il giorno della morte, il 29 agosto. E tanto è ancora da scoprire…
La pubblicazione del lavoro frutto della mia ricerca, finanziato dall’Amministrazione di Orotelli e curato dalla Casa Editrice Nemapress di Neria De Giovanni, rientra a pieno titolo nelle attività di valorizzazione e tutela della storia e della tradizione locale. Beni culturali anch’essi, i documenti storici, nostro grande patrimonio, meno leggibili di dipinti e statue che hanno bisogno di essere tradotti, resi fruibili e conosciuti da tutti. Ed i racconti, le storie vere che contengono, beni culturali immateriali, meno tangibili dei beni architettonici e archeologici, ci permettono di rivivere il nostro passato, di capire il presente e proiettarci verso il futuro: per fare questo serve però creare porte di accesso, strumenti di lettura e di divulgazione. L’arco di San Giovanni, un prezioso monumento storico simbolo identitario di Orotelli è diventato il simbolo della mia ricerca storico-archivista ed ora la copertina del mio ultimo libro.
Un portale aperto è una chiave di accesso che dal presente ci permette di fare un viaggio nel tempo passato e che, al contempo, ci consente di tornare all’oggi.
Un portale aperto, legato ad antiche superstizioni e riti ancestrali, dal quale ci sono giunte storie, voci, racconti che ci parlano di quello che eravamo e ci spiegano quello che siamo ora, cosa abbiamo lasciato e cosa abbiamo conservato.
Un fascicolo processuale dell’Archivio di Stato di Nuoro, del 1902, è stata la porta che mi ha permesso di ricostruire la storia vera di Angela Piroddi, di Orotelli, accusata di 'truffa con le carte', ma anche di arti magiche e di medicamenti superstiziosi, e di tornare indietro nel tempo ripercorrendo la storia delle sue antenate, che truffatrici non erano ma curatrici, streghe ed indovine. La vicenda della protagonista mi ha portato a seguire la sua discendenza attraverso generazioni di donne dalla madre fino alla bisnonna.
La Piroddi era nata ed aveva appreso le sue arti nell’800, in un mondo di superstizione e credenze tramandato dai secoli passati, dalla bisnonna Maura, dalla nonna Lucia, che allora era molto sentito e ancora oggi si percepisce.
Una storia di confine, posta a cavallo tra due secoli, tra due mondi, tra due visioni della donna, quella antica, di maga e di strega, curatrice ed indovina, e quella moderna, di truffatrice ed imbrogliona. Sicuramente tra ‘800 e ‘900, e forse fino ad oggi, anche se in forma diversa, permangono i valori fondanti di credenze legate alla sfera della superstizione. Questa vicenda ci dà la possibilità di ricostruire tradizioni passate e di fare un passo in più analizzando cosa è restato di antiche usanze, della magia che era un tempo, e che veniva condannata come superstizione e stregoneria, ed ora è truffa.
La motivazione che spinge donne e uomini ad avvicinarsi a queste arti, a distanza di secoli dai processi istruiti dalla Santa Inquisizione, resta sempre la stessa: avere aiuto nelle difficoltà della vita, spiegazioni ad eventi inspiegabili, conforto nella miseria e nel dolore, speranza nella malattia. Anche se la medicina ha fatto progressi, la Sardegna dei primi anni del ‘900, soprattutto nelle zone interne, resta isolata ed arcaica, conservatrice di antichi culti pagani e memorie, ma allo stesso tempo devota e credente, meno permeata rispetto ad altre aree dalla modernità e dai lumi della ragione.
Per assonanza, per similitudine, si tenta di spiegare ciò che non si spiega con ciò che non si comprende, con il ricorso alla magia e dunque a chi ancora dice di conoscerla e di saperla praticare. Come dice nella prefazione al volume l’editora Neria De Giovanni: 'attraverso la vicenda di Angela Piroddi rivivono in maniera più documentata le usanze intorno alla medicina popolare e alle pratiche magiche, non soltanto nel loro esserci state in una storia passata, ma, anche nel loro riproporsi nel nostro presente'.
Alessandra Derriu
Archivista e storica. Laureata in Conservazione dei Beni Culturali, Università degli Studi di Sassari, specializzata a Roma alla Scuola di Archivistica dell’Archivio Segreto Vaticano e presso la Scuola di Archivistica dell’Archivio di Stato di Cagliari. Autrice di: ‘Il tribunale dell’Inquisizione di Alghero. Storie di donne e di uomini attraverso documenti inediti del XVIII secolo’, 2015. ‘Magia e stregoneria dal Logudoro alla Barbagia. Le denunce dell’Inquisizione vescovile settecentesca nella diocesi di Alghero’, 2016. ‘Maura, l’indovina di Orotelli. Streghe nella Sardegna del ‘700’, 2018. 'L'eredità di Angela. Magia e stregoneria in Sardegna tra '800 e '900', 2020.
(Foto ©Studio 5 Alghero Fabio Sanna)
Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"
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