-Natascia Talloru*-
Parlare di immigrazione non è mai semplice: il traffico umano è un problema molto sentito a livello sociale e per diverse ragioni manca di una comprensione chiara e profonda. Il più delle volte sembra trasformarsi in banalità e si finisce col fare “di tutta l’erba un fascio”. E’ successo un fatto qualche settimana fa che in parecchi avranno dimenticato: un gruppo di migranti extracomunitari ospiti di un agriturismo nel comune di Tonara, hanno avviato una protesta davanti alla Questura di Nuoro affermando che in tale struttura mangerebbero e dormirebbero male. Ma non è un caso isolato. Nel mese di agosto un gruppo di profughi ospiti di una struttura di Sadali, nonostante l’aria condizionata e la piscina, hanno reclamato l’essere troppo isolati.
E’ chiaro che tali dichiarazioni possano scaldare gli animi anche dei sardi più tolleranti; in tempi di crisi dove intere famiglie non hanno nemmeno un tozzo di pane e dove lavoratori si trovano a casa con mutui da pagare e il rischio che il loro stesso tetto possa essere sottratto, è difficile accettare che uno “straniero con vitto e alloggio pagato” possa lamentarsi di ciò che il nostro Governo gli concede.
Ecco che il tema diventa scottante e si fa presto ad assumere un atteggiamento da stadio con tifoserie opposte pronte ad insultarsi, mescolando in un frullato di pensieri contradditori temi come politica, religione, razzismo, perbenismo gratuito. Ritengo che prima di lanciarsi in qualsiasi giudizio fattivo le questioni debbano essere argomentate, provando a ragionare come uomini appartenenti ad una civiltà e non ad una classe governativa.
Comprendere che forse pure noi, come gli stessi immigrati, siamo vittime, seppur con modalità e strumenti diversi, e che il malessere e la situazione di crisi non dipenda dallo straniero . Non è forse una “tratta umana”, più libera (non scappiamo mica da una guerra), quella che trova costretti migliaia di giovani sardi, a lasciare il proprio paese in cerca di fortuna?
Che lo accettiamo oppure no “rispedire a casa” queste persone va contro la Dichiarazione Universale dei diritti umani; se si pensa che spesso le guerre da cui si fugge sono finanziate e alimentate con l’ausilio italiano l’epilogo di questo circolo vizioso è presto fatto: l’Italia ha l’obbligo morale di accoglierli.
Per quanto riguarda i costi, stando ai vari articoli in rete, un viaggio della morte, a seconda delle fonti, ammonta tra i 1500 e 5000 euro a persona; per un ingresso in piena regola e in sicurezza tra volo, visto (se dovuto), assicurazione sanitaria e dimostrazione dei mezzi di sussistenza ci sarebbe da versare un totale ben inferiore alla cifra richiesta dagli scafisti dei viaggi della disperazione. Sorgono a questo punto delle domande lecite: chi trae beneficio e alimenta questa moderna tratta degli schiavi?
I rifugiati, che ci piaccia o no,rappresentano una vergognosa piaga del nostro tempo, il feedback negativo del nostro riempirci la pancia per decenni.
*FocuSardegna