-Giampaolo Carboni-
Spiace, a me che mi ritengo un uomo di sport ed un grande appassionato di qualsiasi disciplina, dover solamente pensare di scrivere di un qualcosa che è tanto extra quanto squallido. Una storia di cui uno spera di non dover quasi più farci caso, augurandosi ciclicamente un miglioramento della società in cui viviamo (o forse sarebbe meglio dire conviviamo) e che, invece, esce puntualmente dalla porta per poi rientrare, con tutta la sua arroganza e miseria, dalla finestra.
Quelli maggiormente informati avranno già capito che il caso a cui mi riferisco è quello di Daniele Dessena (NELLA FOTO), ventisettenne mezzala mestierante del Cagliari, salito alla ribalta in settimana per la sua adesione alla campagna contro l'omofobia "Diamo un calcio all'omofobia- Chi allaccia ci mette la faccia" promossa anche da un gestore di scommesse come Paddypower con numerosi testimonial non solamente appartenenti al mondo del Calcio. Un’iniziativa lodevole almeno quanto un gol-vittoria realizzato per la propria squadra di appartenenza, un modo per sensibilizzare ancora una volta (per l'ennesima volta) su un tema: quello delle discriminazioni sessuali, già portato alla ribalta dai fatti di Sochi nei recenti Giochi Olimpici Invernali.
Domenica passata, nella scala del Calcio di "San Siro", Dessena ha dunque disputato l'incontro portando i lacci multicolore, caratterizzanti l'iniziativa stessa sulle scarpette, un qualcosa che lo ha reso anche un uomo felice, visto che in sala stampa, nelle interviste di rito del post-partita, ha subito dichiarato che era un giorno importante della sua vita in quanto aveva potuto contribuire ad una causa reale nella quale ha sempre creduto.
Un gesto bellissimo come già detto ma che ha scatenato la parte macera del web, il cancro senza speranze della rete, quello del branco di idioti. «Pensa a giocare e fatti i c... tuoi» è una delle frasi più comuni che rimbalza sul web; anche se di offese, da questi illustri filosofi dell'ignoranza, ne son arrivate diverse ed anche decisamente peggiori di quella qui sopra riportata, a confermare il detto antico come il mondo, che la mamma degli imbecilli è sempre incinta.
Tutti noi sappiamo come funziona internet in questi casi: la cosa si amplifica al pari dei vigliacchi da tastiera ma Dessena tiene (giustamente) il punto difendendo le sue scelte e scrivendo "Siete degli stupidi ignoranti! Pensate al vostro lavoro e non al mio! Abbiate rispetto delle scelte delle persone e ribadisco, siete degli ignoranti".
Per correttezza di informazione va anche detto che il giocatore non è stato lasciato solo e ha ricevuto numerosi attestati di solidarietà: spero che nell'anticipo lunch-match di domenica contro l'Udinese al "Sant'Elia" qualche compagno possa far compagnia, con dei lacci colorati sulle proprie scarpette, allo stesso Dessena, che ha una compagna ed un figlio a Parma (dove va e torna regolarmente anche oggi oltre ad averci giocato dal 2004 al 2008) e che vive una vita normale molto al di sotto dei riflettori di cui tanti suoi colleghi calciatori, famosi o no, sconosciuti o meno, fanno.
Si vogliono dare a Dessena colpe che egli stesso non ha, aldilà del tifo che le persone autrici di questa violenza verbale gratuita esercitino domenicalmente o forse l'unica "colpa" è avere un qualcosa che alla totalità degli omofobici manca: la testa sulle spalle e la coscienza a posto.