- Simone Tatti * -
“Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere” .Ero poco più che un ragazzino, quando, tra le frequenze disturbate di una radio analogica, udii per la prima volta questa frase di Mahatma Gandhi. Poche parole, ma con un significato importante, preciso e sentenzioso. Parole che hanno lasciato il segno, che hanno dato un esempio, che hanno fatto la Storia. Gandhi diceva che “diventare il cambiamento che vogliamo vedere”, è possibile, basta volerlo. Ma non si è limitato solo a dirlo, lo ha anche dimostrato sconfiggendo la più grande potenza del tempo senza fare ricorso alla violenza. Ha dato prova a tutto il mondo che con la volontà, la determinazione e la forza delle idee, le cose possono veramente cambiare.
Affrontiamo attualmente la peggiore crisi economica che l’uomo abbia conosciuto dal secondo dopoguerra ad oggi. Le nuove generazioni, forse per la prima volta nella storia, nutrono aspettative inferiori rispetto a quelle che furono dei loro genitori. La disoccupazione giovanile si attesta su livelli preoccupanti e tutto ciò non fa che alimentare un sentimento di rassegnazione e rinuncia che in Sardegna era già parzialmente diffuso anche in precedenza. Situazione che ha indotto molti giovani a nutrire disinteresse nei confronti della politica e del bene comune, per rifugiarsi in uno stato di indifferenza e apatia sociale.È lentamente maturata la nociva ed erronea convinzione che il futuro della Sardegna non appartenga più a chi, con merito e capacità, porta avanti una politica “del fare” ma a coloro che, con meticoloso opportunismo, manifestano interessata compiacenza nei confronti dei politici di turno. Si è instaurato il convincimento che il futuro appartenga ai furbi, mentre gli onesti siano relegati a un ruolo di marginali comprimari. A pagare il prezzo più esoso di questa situazione, frutto di profonde sedimentazioni sociali, sono i giovani che, non solo si trovano a esser tagliati fuori dal mondo del lavoro, ma anche da quello della politica e delle decisioni.
“Per diventare il cambiamento che vogliamo vedere”, occorre riappropriarsi del proprio futuro. Occorre interessarsi a ciò che ci circonda, liberando le nostre menti dal pregiudizio, dalla diffidenza e dall’invidia. Occorre essere predisposti alla condivisione e alla collaborazione. È necessario instaurare un dialogo costruttivo che rompa lo sterile individualismo che nel corso del tempo ci ha solamente danneggiati. Occorrerebbe maturare maggiore fiducia in noi stessi, nelle nostre capacità e nei nostri mezzi senza che il timore del fallimento condizioni il perseguimento dei nostri obiettivi, senza che la paura dei giudizi ne pregiudichi l’iniziativa. Servirebbe dar corpo alle nostre idee con coraggio e determinazione, con tenacia e perseveranza. Dare riconoscimento al merito e all’impegno, per non dover, un giorno, far pagare ai nostri figli, lo stesso prezzo che oggi noi giovani stiamo pagando.
Gandhi ha anche detto: "Puoi scuotere il mondo senza dover ricorrere alle maniere forti ". Il mondo, infatti, può essere scosso anche senza ricorrere ad atti clamorosi o di violenza ma servendosi solamente della forza delle idee. FocuSardegna, in tal senso, è una piccola idea che sta appena germogliando. L’idea di chi è convinto che la Cultura costituisca il punto di partenza per un ritrovato benessere sociale ed economico. Una presa di coscienza da parte di chi sostiene che per cambiare la Sardegna, “per diventare il cambiamento che vogliamo vedere” occorra prima di tutto cambiare se stessi.
* FocuSardegna