- Simone Tatti* -

 

Sono passati ormai dieci anni da quando, con tanto coraggio e un filo di ambizione, per iniziativa di un piccolo gruppo di scrittori  e uomini e donne di cultura, nasceva l’idea di organizzare in Sardegna un Festival letterario, capace di attrarre, un giorno, interlocutori di fama mondiale. Trascorsero appena due anni e quello che inizialmente pareva essere solo un progetto fumoso, divenne qualcosa di organico e concreto. Era esattamente il 4 Luglio del 2004 e a Gavoi, piccolo centro della Barbagia, lontano dai clamori della città e dalla vita mondana della costa, si dava il via alla prima edizione dell’Isola delle Storie.

Da allora sono passati altri dieci anni e tante cose sono cambiate  ma a Gavoi l’entusiasmo e la voglia di fare bene sono rimasti gli stessi di un tempo. Questo è il motivo principale che, anche quest’anno, ha spinto migliaia di visitatori a trasferirsi per un intero fine settimana nel piccolo borgo del nuorese sito ai piedi del Gennargentu. Tra questi visitatori c’ero anche io, che in quei giorni, ho rivissuto per l’ennesima volta il piacere di immergermi nell’Isola.

Ho ascoltato storie, musiche e dibattiti, respirando un’aria satura di cultura e conoscenza, capace di incutere nel mio animo una strana sensazione di appagamento e di benessere. Ho passeggiato tra le vie del centro storico, contornate di libri e colorate di fiori e di granito, mentre, in lontananza, risuonavano armoniose le melodie tradizionali e il giubilo dei bambini. Ero presente quando, nel piazzale di Sant’Antiocru, le parole di Antonio Skármeta risuonavano grevi nel raccontare gli anni del regime di Pinochet, mentre una folla silenziosa e interessata ascoltava quasi commossa la testimonianza dello scrittore.

L’appuntamento organizzato dall’associazione Isola delle Storie non è un semplice evento o manifestazione ma è più che altro un’esperienza da vivere. La dimostrazione di come sia possibile in Sardegna, terra di mare, di spiagge e di turismo prevalentemente balneare, investire nella cultura per attrarre, anche nell’interno, visitatori capaci di apprezzare la qualità della vita e dei prodotti e di godere dell’ospitalità della gente. Una vetrina non solo per il territorio ma per un’intera realtà produttiva che ha voglia di mettersi in mostra e farsi conoscere.

L’Isola delle Storie è la faccia pulita di una società imperniata sul rispetto e la tolleranza. Una comunità che utilizza il dialogo ed il confronto come strumento di crescita e rinnovamento. Una società che ha voglia di sfatare i troppi luoghi comuni che la riguardano, per dimostrare, soprattutto a se stessa, che attraverso la cultura della partecipazione è possibile innescare un cambiamento per diverso tempo auspicato ma mai fino in fondo voluto.

L’Isola delle Storie è questo e tanto altro, ma prima di tutto è un simbolo.

Il simbolo di chi crede che in Sardegna sia possibile fare bene. 

 

* FocuSardegna

Autore dell'articolo
Simone Tatti
Author: Simone Tatti
Giornalista, data analyst e startupper. Economista di formazione, con master in sviluppo territoriale e gestione d’impresa mi appassiono al mondo dei media dopo aver vinto il primo concorso universitario Heineken – Ichnusa in “Marketing e Comunicazione”. Scrivo con costanza da circa quindici anni su testate giornalistiche off e online prediligendo la produzione di reportage e articoli di analisi statistico/economica. Per amore verso la mia terra, fondo www.focusardegna.com. Ho curato l’immagine e la comunicazione di progetti di destinazione turistica (i.e. Distretto Culturale del Nuorese e Sardinia East Land | destinazione globale Nuorese Ogliastra) e la gestione dei canali social di affermati mass media (Unione Sarda, Videolina e Radiolina). Per sapere altro su me o quel che faccio, visita il mio sito www.simonetatti.it.

Dello stesso autore: