- Marco Sideri*-
La mancanza di lavoro: un tema purtroppo sempre più attuale che genera da tempo grandi riflessioni e sul quale si è soffermato anche Papa Francesco in occasione della sua visita a Cagliari il 22 settembre scorso. I problemi dell'attuale crisi economica solo in parte possono essere attribuiti a cause locali legate all’inefficienza, alla corruzione e alla spesso inadeguata classe dirigente; altrettanto rilevanti sono, infatti, la mancanza di riforme strutturali a livello nazionale e le politiche comuni europee molto spesso “a metà”. In una società ormai pienamente globalizzata, è impensabile tentare di risolvere i problemi locali (comunque rilevanti) senza un coordinamento di più ampio respiro a livello nazionale ed internazionale.
Occorrono quindi dei correttivi immediati, visto il quadro del mercato del lavoro sardo. Il tasso di disoccupazione della regione ha fatto segnare un nuovo aumento nel secondo trimestre del 2013 salendo a quota 18,6%, ben tre punti percentuali in più rispetto al 2012. La situazione appare ancor più drammatica se si considera il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni): esso, infatti, arriva al 47,3% (quasi un giovane sardo su due risulta essere disoccupato), in aumento rispetto sia al 42,4% del 2012 che al 38,8% del 2011. La sola provincia di Cagliari presenta un tasso di disoccupazione giovanile addirittura superiore al 57%. Dati allarmanti se si considera che la mancanza di lavoro mette in difficoltà da un lato la possibilità di poter programmare il futuro con degli investimenti e dall’altro impone un freno pesante ai consumi. In sostanza, si può affermare che un giovane disoccupato tarderà a formarsi una famiglia, ad acquistare o costruire una casa e a essere economicamente indipendente.
Tale situazione è l’ingrediente principale del costante calo dei tassi di natalità che si registrano nell’isola; secondo le stime ISTAT, nel 2065 la popolazione sarda sarà inferiore del 20% rispetto a quella odierna considerando i tassi demografici attuali. Allo stesso tempo, si generano condizioni sempre più difficili per chi ha già una famiglia e perde il lavoro: oltre al danno sociale, si ha infatti un costo ulteriore per lo stato in termini di ammortizzatori sociali e assistenzialismo. Se a questo aggiungiamo la scarsa meritocrazia e le deludenti politiche giovanili, il sempre verde fenomeno della “fuga dei cervelli” non può che trovare terreno fertile e indebolire ulteriormente il tessuto socio-economico sardo. Occorrono quindi politiche mirate che siano efficaci per uscire da questo circolo vizioso e, come ha sottolineato il Papa, rimettere al centro della società “l’uomo e la donna, con il loro lavoro”.
*CRENoS