- Irene Bosu*-
La Settimana Santa in Sardegna è sicuramente la più ricca, spettacolare, caratteristica e, al contempo, è un' esperienza unica ed emozionante. Secolari tradizioni di origine spagnola si fondono con antichissime usanze mistico-religiose per dar vita a cerimonie, processioni e momenti corali di grande forza espressiva e fascino. In ogni parte dell'isola i riti che si svolgono in celebrazione della Pasqua suscitano a fedeli e viaggiatori suggestioni fortissime, alimentate dagli abiti tradizionali, dai ricami, da canti liturgici, dal suono di strumenti inusuali.
La ricorrenza pasquale è chiamata “Pasca Manna” o “Pasca 'e Aprile”. Ovunque “Sa Chida Santa” è un susseguirsi di rappresentazioni e rielaborazioni scenografiche. Risaltano processioni dei Misteri accompagnate dal Miserere, il lugubre battere dei tamburi che annuncia il passaggio degli incapucciati, i toccanti riti de “s'iscravamentu”. Fiaccole e simulacri, croci ed effigi sono protagonisti assieme alle Confraternite che nei secoli si sono tramandate usanze e costumi, per ricordare la Passione di Gesù, gli ultimi giorni prima della Crocefissione e infine per celebrare la Resurrezione nel giorno di Pasqua. Antichi e potenti canti accompagnano l'incontro tra la statua di Gesù e la Madonna nel rito chiamato “S'incontru”.
Scenografie che mutano di paese in paese, che svelano l'ancestrale fede del popolo sardo in Osiride, Attis, Dioniso, così simili a quell'uomo-dio che salvò il mondo in primavera. Si, perchè la Pasqua è anche festa di primavera, rito di passaggio stagionale, che contiene già nel nome il significato di transizione: deriva dall’aramaico “pasha” cioè passaggio.
È necessario dare visibilità ad eventi di questa portata che da sempre sono stati, per la collettività, un importante riferimento in termini di partecipazione e di coinvolgimento emotivo. La volontà di affermare la propria appartenenza ad un territorio spesso non sfruttato nelle sue potenzialità culturali e turistiche, l'amore per le tradizioni da salvaguardare, la volontà di offrire ai visitatori un percorso di fede e di religiosità carico di emozioni (in cui gli antichi riti religiosi, gelosamente conservati dalle confraternite locali, rivivono nelle processioni), dovrebbero rappresentare l'essenza della Settimana Santa, attorno alla quale la comunità ritrova la propria identità culturale.
Alcuni passi importanti, in questa prospettiva, sono stati fatti dalla Regione Sardegna attraverso il progetto “L'Isola che danza” che nasce con l'obiettivo di celebrare, promuovere e valorizzare, in modo organico, gli eventi identitari e tradizionali della Sardegna dei primi mesi dell'anno, consolidati a livello locale, di forte richiamo turistico sul territorio, attraverso un'immagine unitaria dell'Isola durante il periodo di bassa stagione, intesa anche a vivacizzare le comunità che li celebrano con gli stessi rituali che si perdono nel tempo. Attraverso il coinvolgimento e la collaborazione delle Amministrazioni locali, si intende da un lato, rinforzare il patrimonio tradizionale e culturale, tenendo vive le radici identitarie, dall'altro, promuoverlo all'esterno. Il progetto coinvolge e mette in rete 166 paesi della Sardegna: 80 per "I fuochi di Sant'Antonio", 41 per i "Carnevali" e 45 per i "Riti della Settimana Santa e della Pasqua".
Si può essere credenti o meno, ma è impossibile rimanere indifferenti alla magia della Pasqua in Sardegna. Durante Settimana Santa il passato ritorna nella forma di un culto religioso senza tempo.
*FocuSardegna