Suona il citofono. Appena sveglia, frastornata dal sonno e spaventata per un incidente avuto ieri, indecisa se aprire o meno la porta, decido di farmi coraggio e aprire pensando che magari fosse qualcosa di importante e non i soliti testimoni di Geova che mi perseguitano. Ma questa non è la mia storia. È la storia di un uomo sulla quarantina, un po' trasandato, imbarazzato, preoccupato, spaventato. Mi chiede scusa del disturbo e scusa se invece di stare davanti alla porta sta al lato, come forma di rispetto.
È gentile, pesa ogni singola parola per meritare fiducia e il tuo rispetto e, non inizia mai una frase senza 'se mi posso permettere'. Non lo conosco ne conosco il suo passato, so solo che oggi si è svegliato alle 7 ed è partito da Quartu in bici distribuendo questi bigliettini in cerca di aiuto. Da solita cinica ho pensato 'ecco un altro ciarlatano che vuole l'elemosina e viene a rompermi le scatole di mattina presto'. E invece no! Mi ha chiesto aiuto disperatamente, chiedendomi esclusivamente di diffondere questo messaggio. Non chiedeva altro, solo di poter lavorare per vivere dignitosamente come ogni persona dovrebbe fare. A lui servono solo la sicurezza e la garanzia di poter mangiare ogni giorno.
Anche quando pensava di aver toccato il fondo, non ha mai perso le speranze ed è proprio per questo che si è meritato la mia stima. Prima di salutarci, sempre coi suoi buoni modi, mi ha chiesto un po' di mangiare e da bere. Penso fosse il minimo che potessi fare. Non oso immaginare l'imbarazzo e il coraggio che ci voglia per fare questo, ma lui lo doveva fare! Mi ha chiesto come poteva ringraziarmi e io gli ho dato il mio in bocca al lupo. Questa storia purtroppo non riguarda solo questo povero uomo, ma è una triste realtà di tutti i giorni. Realtà in cui i più bisognosi non sempre trovano la forza e il coraggio di andare avanti, senza avere il minimo aiuto da chi di dovere. L'unico aiuto che posso dargli è di diffondere questo messaggio.