Questa storia, per alcuni versi, inizia nel 1970. In realtà inizia prima, molto prima, alla fine degli anni Cinquanta, prima del turismo di massa e prima della Costa Smeralda. Ma una cosa è certa. Inizia in un punto preciso: la discesa che da Monte Altura conduce a Porto Rafael. Perché nessuno può resistere, tutt’ora, alla tentazione di fermarsi e lasciarsi trascinare da quel panorama. È una roba straordinaria, mozzafiato.
E di certo, non lasciò indifferente nemmeno Angelo Mereu, che in questa storia ha un ruolo fondamentale. È proprio dai suoi ricordi e dal suo archivio fotografico che abbiamo deciso di ricostruire la storia di un mito tutto sardo, quello di Porto Rafael e del suo eccezionale anfitrione, l’artista a tutto tondo Rafael Neville, nato nel 1926 e figlio di Edgar Neville, il Conte di Berlanga y del Duero, membro influente della società intellettuale spagnola, regista, pittore e scrittore, amico di Charlie Chaplin e Garcia Lorca.
Fa strano pensarci oggi, mentre si attraversano le vie e la piazzetta del delizioso borgo gallurese, a un tempo di feste folli e lustrini, di tuffi in mare con l’abito indossato per scatenarsi nelle danze, di passerelle da jet set e vezzosi cappellini da signora. In quel luogo dove oggi il tempo sembra essersi perso tra le brezze del maestrale, 60 anni fa, si creava una leggenda.
In quel luogo dove oggi il tempo sembra essersi perso tra le brezze del maestrale, 50 anni fa, si creava una leggenda.
Angelo Mereu, fotografo e amico del Conte Rafael, ne ha raccolto momenti e dettagli per riportarci, oggi, tra i fasti di un luogo simbolo di una Sardegna che stava timidamente iniziando a far parlare di sé come meta turistica d’eccezione.
“Arrivai a Porto Rafael, per la prima volta, nel 1970. Era anche la prima volta che prendevo l’aereo: atterrammo a Vena Fiorita su una pista non asfalta su un volo della Alisarda, un Fokker 27 a due eliche che sollevava una valangata di polvere! Ero lì con mio fratello, dovevamo aprire il nostro punto vendita a Porto Rafael. Rimasi a bocca aperta quando vidi Cala Inglese, una baia di straordinaria bellezza.”
Fu un colpo al cuore. Quello che si dice un imprinting. Di un luogo dove le costruzioni a destinazione turistica arrivarono quasi 4 anni prima di quelle del Principe Karim Aga Khan IV a Porto Cervo.
"Lì, tra le piante di oleandro e le rocce modellate dal vento - racconta Mereu - mi vennero in mente le sculture del grande Henry Moore che si ispirava alle forme della natura, nostra irraggiungibile artista. Era come se ogni roccia mi volesse fermare per raccontarmi una storia diversa, pronte, con le loro forme, a disegnare mondi. E ancora oggi, a distanza di anni, quei luoghi non smettono di sorprendermi, di farmi sognare”.
E a tal proposito, leggenda vuole che il Conte di Berlanga Rafael Neville, sia arrivato in Sardegna grazie a un sogno. Ad apparirgli, in piena fase rem, fu una piccola spiaggia, contornata dalle rocce, con poche case e un mare cristallino che lasciava intravedere delle isole. Eccolo allora arrivare a Sassari, nel 1959, con una lettera dell’ ambasciatore di Spagna a Roma dove si chiedeva l’aiuto del professor Sergio Costa, Presidente dell’ente Provinciale del Turismo: fu lui ad affidare Rafael all’avvocato Paolo Ricciardi, che aveva il compito di accompagnarlo sui luoghi che potevano maggiormente somigliare al suo sogno. In realtà, però, a Porto Rafael, il nostro Conte ci arrivò quasi da solo, dopo aver visto la Baia di Nelson, spostandosi sullo stesso sentiero fino a Punta Sardegna.
Lì Rafael, immerso tra i profumi del rosmarino e del mirto cullati dalla brezza marina, non ebbe alcun dubbio: era il luogo che aveva sognato.
Si informò per capire di chi fosse il terreno che da Punta Sardegna portava sino a quella che allora era una zona paludosa, deciso ad andare avanti con il suo progetto, soprattutto perché i soldi, nonostante si parlasse di milioni, non mancavano. Si ispirò ai villaggi spagnoli, fece i disegni e i progetti di tutto, dalla piazza alle panchine, facendosi aiutare da artisti, architetti e impresari della zona: era il suo sogno e “Sognare è vivere” era il suo motto.
All’inizio aveva solo un capanno, una casita dove issò le bandiere d’Italia e Spagna, ma iniziò subito a dare delle feste, tutte a sue spese, e l’eco arrivò svelto ad artisti, teste coronate e frequentatori della neonata Costa Smeralda . A Porto Rafael, dove per alcuni versi possiamo affermare che Rafael portò per primo il turismo in Sardegna, ci si arrivava direttamente in barca e si poteva oltrepassare la piazza circondata da corde nautiche solo se in possesso di regolare invito. E se si era tra i fortunati, si poteva assistere alle “cose vagabonde” che tanto divertivano il Conte.
“Una volta– racconta Angelo – vidi un gozzo di legno dove una bellissima donna, completamente nuda, nuotava nella sangria: ovviamente tutti andavano a riempire i calici, come se nulla fosse”.
Eccole le "cose vagabonde" di Rafael, duravano un istante ed erano talmente insolite da non sembrare vere.
Viveva in un mondo suo.
"Il nostro incontro, avvenne invece proprio qualche giorno dopo il mio arrivo in Sardegna in aereo. Rafael si presentò subito, non appena tirammo su la saracinesca del negozio nella piazzetta: tu sei un negrito!, urlò riferendosi alla mia vistosa abbronzatura. Mi chiamò sempre così e da quel momento nacque una grande amicizia che mi portò non solo ad immortalare i momenti ma anche a diventare custode del suo imponente e affascinante archivio fotografico che ripercorre tutti i momenti di Porto Rafael, dalla nascita ad oggi”.
Era proprio in quegli anni che la piazzetta viveva il suo primo momento d'oro: la discoteca Gatto Volpa era il locale di punta, quello delle colazioni e degli aperitivi - ma anche del dopo cena e dell’alba-, la Mitraglietta, (oggi in ristrutturazione), custode dei retroscena delle feste,i negozi di abbigliamento portavano capi unici, particolari, pronti a sposare lo stile del luogo e a fornire i capi per le feste che, durante l’anno e ovviamente d’estate, la gioielleria e i punti vendita per la nautica, rendevano quel luogo un microcosmo perfetto, lontano dai problemi.
A Porto Rafael, come ci racconta la mappa pubblicata sul periodico La Costa, nel 1971, non mancava assolutamente nulla.
Non a caso, esponenti del jet set internazionale, imprenditori e rampolli in cerca di un buen retiro iniziarono ad acquistare casa per trascorrervi le vacanze estive o a sentirsi come in una seconda casa tra i profumi e i tramonti di Porto Rafael. Tra questi, Alberto di Monaco, Lady Duffering, signora della Guiness che fece parlare di sé con la sua casa di 18 stanze, Cindy Crawford e il grande artista José Ortega, la famiglia Agnelli, Giorgio Armani per citarne alcuni, tutti pronti ad essere immortalati dall’ instancabile macchina fotografica di Angelo, pronta a tramandare il ricordo di balli, abiti e acconciature anni Settanta.
Un irraggiungibile Giorgio Armani
Rafael era un vero anfitrione: in mutande e camicia o cinto da una lunga tunica bianca,con l’immancabile bicchiere in mano, il cappello di paglia e gli occhiali da sole, sempre pronto a improvvisare un passo di danza (era anche un ballerino eccellente) trovava sempre il modo di intrattenere i suoi ospiti, di intessere nuove relazioni, senza mai far caso alle distinzioni tra classi sociali: un po’ PR e un po’ influencer ante litteram, Rafael dava anima a quel luogo.
Sotto: il tributo a Rafael in una rivista di gossip
Di certo, non mancava mai nessuno per l’imponente festa del 21 agosto, in occasione del compleanno di Rafael.
“In realtà, lui era nato il 22 agosto – per disgrazia, come sottolineava – ma dal momento che non poteva accettare di rientrare sotto il segno della Vergine, disse a tutti di essere nato sotto il segno del Leone!. Lui era così: un concentrato di eccentricità ed eleganza, generoso ma allo stesso tempo ingenuo. Un giorno lo vidi urlare dal balcone della sua casa e lanciare il telefono urlando “Basta, basta!”: la sua casa era un porto aperto e chi entrava, vi soggiornava per mangiare, dormire e fare telefonate, facendo arrivare bollette stratosferiche!”
Per capirne la ragione, basti pensare che alle sue feste non c’erano mai meno di 1500 persone: oltre alla festa di compleanno, ovviamente, se ne organizzavano di tutti i tipi, sempre all’insegna dell’eccesso, del bizzarro, del miscuglio di stili diversi... insomma, di quello che oggi definiremmo stile Camp.
Rafael era un vero anfitrione: in mutande e camicia o cinto da una lunga tunica bianca,con l’immancabile bicchiere in mano, il cappello di paglia e gli occhiali da sole, sempre pronto a improvvisare un passo di danza (era anche un ballerino eccellente) trovava sempre il modo di intrattenere i suoi ospiti, di intessere nuove relazioni, senza mai far caso alle distinzioni tra classi sociali: un po’ PR e un po’ influencer ante litteram, Rafael dava anima a quel luogo.
“Un giorno passarono nella piazza delle suore celestine- continua Mereu - Lui le raggiunse di corsa e disse: scusate se ancora nessuno vi ha accolte, venite, vi offro un gelato, in cambio di una purificazione alla piazzetta dei peccati!”
Grazie a lui arrivò a Porto Rafael, il 20 agosto 1988, il trofeo Mario Formenton, una grande regata che rende onore allo spettacolo delle onde e del mare.
Quel luogo riusciva a vivere tutto l’anno, come una piccola palla di vetro con la neve, un souvenir non intaccato dalla frenesia dei tempi. Rafael, dotato di una rara sensibilità artistica, scriveva, scolpiva,cantava, ballava, dipingeva e disegnava, ma, intanto, dava fondo alle sue ricchezze. Man mano che il patrimonio si assottigliava, iniziavano a sparire gli amici, a dileguarsi gli ospiti fissi delle sue feste. Iniziò a vendere i suoi lavori che fino a quel momento aveva sempre regalato ma si ritrovò sul lastrico, circondato da pochi affetti e a svendere la sua casa lasciando il ricordo di un tempo che appare come un sogno per chi l’ha vissuto.
"Con Rafael morì tutto. Quel posto è stato magico finché c’è stato lui, fino alla sua morte, nel 1996- conclude Mereu -. Era come se se ogni cosa avesse una aureola. Qualsiasi cosa, anche se piccola diventava grande, perchè lui riusciva a catturare tante persone, a riunire mondi. Finchè c’era lui c’era festa, movimento, succedeva sempre qualche cosa, era uno che si sapeva organizzare, si sapeva muovere e invitare le persone giuste”.
Che cosa rimane, oggi, a Porto Rafael? Rimane quella natura apparsa in sogno con il suo mare dalle venature di un azzurro abbacinante. Rimane l’affetto, rimangono le rocce pronte a raccontare la loro storia e il fascino di un luogo magico. Rimane lo Yacht Club Punta Sardegna, le case bianche immerse nei giardini variopinti che si affacciano su Cala Inglese, la festa d'agosto, dedicata a Rafael, che accoglie tutti i partecipanti vestiti solo di una tunica bianca immersi nel fascino di un luogo unico.
Ma manca lui, l’anfitrione. E oggi, per ritrovare lo spirito di quegli incredibili anni Settanta, servirebbe forse, un nuovo Rafael, pronto a far rivivere un sogno e pronto anche, ad imparare dagli errori.
Mariella Cortes
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© Le foto pubblicate sono state gentilmente concesse a FocuSardegna per la pubblicazione e sono di proprietà di Angelo Mereu, autore degli scatti e custode dell’archivio fotografico di Rafael Neville e del patrimonio iconografico legato alla memoria storica di Porto Rafael.
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