Di Sara Muggittu
Il 21 dicembre in tutto il mondo si celebra il Solstizio d’inverno. E’ il giorno più corto dell’anno: dall’indomani le ore di luce riprenderanno a crescere sino al 21 giugno, giorno del solstizio d’estate.
Una data importante che oggi ha perso parte del valore ricoperto in passato. Ma cosa si celebrava anticamente in questa giornata?
Beh, mettetevi comodi perché l’elenco è lungo: in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horo e Osiride, in Messico quella del dio Quetzalcoath, nello Yucatan l’azteco Huitzilopochtli, il dio Bacco in Grecia insieme a Ercole e Adone o Adonis; il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, era festeggiato dalle genti del Nord Europa, Zaratustra in Azerbaigian, Buddha in Oriente, Krishna, in India, Scing-Shin in Cina. Ancora la Persia celebrava il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore, a Babilonia vedeva la luce il dio Tammuz, “Unico Figlio” della dea Istar, rappresentata col figlio divino fra le braccia e con, intorno al capo, un’aureola di dodici stelle.
Ma come mai tutte queste ricorrenze in un’unica data? E’ presto detto. In questo giorno il Sole viene a trovarsi alla sua minima declinazione, nel punto più meridionale dell’orizzonte Est della Terra, che culmina a mezzogiorno alla sua altezza minima.
E’ il giorno più corto e la notte più lunga dell’anno e, nel passaggio dall’autunno all’inverno le giornate riprendono ad allungarsi. Per questo il solstizio ha sempre rappresentato la vittoria della luce sulle tenebre, l’inizio della rinascita. Un giorno di grande potenza spirituale che preannuncia il Natale, l’arrivo del Salvatore per il Cristianesimo.
Ma per arrivare alla connessione tra il solstizio e il nostro Natale dobbiamo attingere alla spiritualità degli antichi Romani che tra il 21 e il 25 dicembre, celebravano la rinascita del Sole, il Dies Natalis Solis Invicti, il giorno del Natale del Sole Invitto, dopo l’introduzione, sotto l’Imperatore Aureliano, del culto del dio indo-iraniano Mithra nelle tradizioni religiose romane e l’edificazione del suo tempio nel campus Agrippae, l’attuale piazza San Silvestro a Roma. Il tutto rientrava in un più vasto ciclo di festività, i Saturnalia, dedicate a Saturno, Re dell’Età dell’Oro, che, a partire dal 217 a .C. e dopo le successive riforme introdotte da Cesare e da Caligola, si prolungavano dal 17 al 25 Dicembre e finivano con le Larentalia o festa dei Lari, le divinità tutelari incaricate di proteggere i raccolti, le strade, le città, la famiglia.
Questa festività segnava la fine del ciclo negativo del Sole e l’inizio di un nuovo periodo stagionale. Il nostro odierno Capodanno, che cade molto prossimo al Solstizio, è legato a questa tradizione.
Le radici vanno dunque ricercate in ciò che è “principio” della vita sulla terra e che “dal principio” è stato oggetto di culto e di venerazione: il Sole. I nostri antenati e tutti i popoli della Terra erano fortemente legati alla natura, da essa e dal Sole dipendeva la loro sopravvivenza.
La natura, dominata da forze potenti e indecifrabili andava celebrata e onorata: per questo, attraverso i rituali, l’uomo cercava di guadagnarsi la benevolenza di questa o quella forza.
I solstizi, occasioni di massima esaltazione delle forze della natura meritavano un posto particolare.
Con il Solstizio d’inverno la divinità maschile muore e poi rinascerà in primavera.
[…] il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall’utero della Dea. All’alba la Grande Madre Terra dà alla luce il Sole Dio. La Dea è la vita dentro la morte, perché anche se ora è regina del gelo e dell’oscurità, mette al mondo il Figlio della Promessa, il Sole suo amante, che la rifeconderà riportando calore e luce al suo regno. […]
Un’antica speranza, un rito che ci accomuna, una tradizione ancestrale divenuta parte di noi.
E, oggi più che mai, l’augurio di questo Solstizio è che la nuova luce riporti, insieme alla primavera, una nuova serenità.
E nel frattempo, mettete nella vostra agenda di viaggio tre luoghi magici da visitare in occasione dei Solstizi (e non solo):
Biru 'e Concas: al centro della Sardegna, un allineamento celeste. Il contatto perfetto tra terra e cielo.
Ph:©Sara Muggittu
Nuraghe Losa: uno dei nuraghi più importanti della Sardegna e anche uno dei luoghi più interessanti dal punto di vista astronomico. Da visitare al tramonto o in concomitanza con la Luna piena.
Ph: ©Paleotour
Pranu Mutteddu: una delle più importanti aree archeologiche funerarie della Sardegna prenuragica. Qui si trova la più alta concentrazione di Menhir di tutta la Sardegna che, insieme alla presenza delle domus de janas che rimandano ad antichi riti sepolcrali.
Guida Ambientale Escursionistica
Fotografa - Webmaster - Social Media Manager
Articolo realizzato per il progetto "FocuSardegna a più voci"
Vuoi diventare una delle firme del progetto? Invia la tua proposta via mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
© E' vietata ogni riproduzione senza il consenso della redazione e dell'autore