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*DI MATTEO PORRU
La pioggia scende forte, pare spacchi i vetri.
Inizia così l’intervista che Rosaria Floris fece al me sedicenne, qualche mese prima dell’uscita del mio primo romanzo. Le sarebbe servita per il suo nuovo libro, un sequel di Costruens: costruttori in punta di penna, che avrebbe dovuto raccogliere le storie delle personalità distinte della Cagliari moderna. Ma non lo sapevo, io, mentre chiacchieravo. Sapevo solo che voleva fare una chiacchierata con un microfono, per riascoltarla. Poi la vita le ha fatto una smorfia. Nelle ultime chiamate al telefono, la malattia le aveva reso la voce pastosa e stanca, ma non era riuscita a toccare la testa, e che testa, che aveva raccontato storie e persone per anni.
*DI MATTEO PORRU
Il mondo, visto da Lula, è fatto di alberi e nuvole. Che poi Antonio Mura mica c’è nato, a Lula. È nato a Bono, in pieno ottobre, nel 1908. A Lula ci cresce, con lo zio Giovanni Antonio, che di lavoro fa il sacerdote ma di vocazione ne ha anche un’altra: scrive, tra l’altro non male. Pubblica un romanzo, La tanca fiorita, per i tipi di una casa editrice di Milano, nel 1935, ma Antonio ha già ventisette anni, una laurea in pedagogia con una tesi complicatissima sull’opera hegeliana, l’abilitazione all’insegnamento di storia e filosofia e parecchi testi pronti da pubblicare. C’è un solo modo per non cadere nell’omonimia con lo zio: cambiare nome. Ed è quello che fa: aggiunge il cognome della madre, usa diminutivi, gioca con le crasi. Di fatto, quest’uomo si firmerà come Antonino Mura Ena, Antonio Mura Ena e Antonio Murena: uno e trino. Insegna all’Istituto Magistrale di Nuoro, poi scavalca il Tirreno e si trasferisce a Roma e prende una cattedra al Collegio di Santa Maria.
Di Emiliano Deiana
Fin quando ci saranno storie da raccontare il mondo non avrà il tempo per finire. Le storie non le devi andare a cercare; sono loro che vengono a trovarti se hai un cuore che non sia vigliacco. Ero in Corsica per motivi che nulla avevano a che fare con questa storia. Tornavamo verso Bonifacio per imbarcarci. Nell'ora del mezzogiorno e decidiamo di arrivare a Propriano - sul mare - per mangiare un boccone.
*DI MARCO SECHI
Durante la pandemia influenzale il dibattito sulla scienza è divenuto celebre nell’opinione pubblica e spesso ci siamo ritrovati a mettere in discussione l’opportunità delle cure mediche, come ad esempio quella del vaccino. Generalmente, si è tentato di dare nuova forza alla dignità della medicina, ma comunque ci si è sempre ritrovati a dover rispondere alle continue insinuazioni dei cosiddetti negazionisti. Costoro rifiutano aprioristicamente qualunque risultato che derivi da uno studio accademico, senza analizzare le questioni nel merito, ma sulla base di un pregiudizio che fa dipendere la scienza dalle decisioni di una presunta élite esclusiva.