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* di Matteo Porru
È il 1851 e il bambino con gli occhi grandi che da qualche settimana lavora al panificio Costa a Cagliari si chiama Enrico, ha dieci anni e già tante cose da dimenticare. Suo padre, Domenico, avrebbe vissuto di musica, se solo avesse portato a casa abbastanza denaro da riuscire a sfamare le due bocche che lo aspettavano a casa e le altre due che sarebbero venute dopo, anche se da svezzare. E se solo la vita gliene avesse dato l’occasione, se non l’avesse fatto scomparire troppo presto, senza dargli nemmeno il tempo di tornare nella sua Liguria.
DI MARGHERITA ZURRU*
Parlava perfettamente l’italiano, con un curioso accento trentino-etiope, appreso quando giovane studente, era arrivata in Italia per la prima volta, per frequentare sociologia all’università di Trento.
E in Italia è poi dovuta tornare, nel 2010, sfuggendo ad un mandato di arresto spiccato contro di lei dalle autorità del suo paese, l’Etiopia, dove da decenni vige un regime che contrasta con la forza ogni attivismo contro il land grabbing, il fenomeno attraverso cui le multinazionali acquisiscono la disponibilità di gran parte dei terreni coltivabili, sottraendoli ai contadini, per ottenere monocolture da esportare.
DI ANTONELLO MENNE
Proviamo a fare il punto, come nella migliore tradizione di FocuSardegna.
Qual è lo stato di salute dell’economia sarda? Il Covid lascerà macerie e farà esplodere contraddizioni ora del tutto nascoste dai provvedimenti assistenzialistici del governo centrale. Mentre scriviamo, non siamo in grado di misurare gli effetti devastanti della pandemia. Li vedremo da qui a qualche mese. Con l’avanzare della vaccinazione verranno meno le provvidenze in tutti i settori e il mercato si riaprirà al suo percorso. Le economie deboli avranno il più alto tasso di decrescita, i territori con infrastrutture più fragili faticheranno a ripartire.
Di Angelica Grivèl Serra*
Elisabetta fissa il plissé appeso al melograno: ha l'impalpabile consistenza dell'acqua nel compiacere i moti del vento, a seconda del suo virare dal brusco al dolce. È una luna di serico pervinca. Il terso verde delle iridi di Elisabetta è immobile sull'ondeggiare del tessuto, che gioca, in un incessante apparire e dissolversi, tra le trame sottili dei rami dell'albero che rosseggia fuori, nel cortile. È una specie di rapimento estatico cui lei si abbandona per attimi. Ora, però, basta riservargli occhiate! Deve lasciare che i soffi d'aria ne asciughino le cromie. D'altronde, la tintura è ancora fresca. Potrà dirsi pienamente pervinca solo ad asciugatura completa.