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di EMILIANO DEIANA*
Se ci pensiamo: viviamo nell’epoca della Storia umana in cui si scrive di più (messaggistica, post, commenti etc.). Mai, però, nella Storia si è scritto peggio: lessicalmente, sintatticamente e sentimentalmente.
Ma di cosa si scrive in maniera così compulsiva? A quale sentimento risponde questa forma di scrittura così - per darle una definizione - assoluta? Si scrive, in questo 'tempo dell’astio', per dar voce alla rabbia, al rancore, alla forma di violenza verbale che giaceva, incagliata, in qualche recesso dell’anima.
DI ALBERTO MARCEDDU
Oggi più che mai, ci siamo resi conto di quanto siamo fragili, deboli e insicuri in un pianeta che reagisce costantemente ed in maniera naturale alle catastrofi. Ci abbiamo provato con frasi di buon auspicio, un "ce la faremo" e un "andrà tutto bene". Abbiamo cercato di sentirci meno soli cantando l'Inno di Mameli sul balcone, ricordandoci che ci si può sentire più uniti e vicini anche nella lontananza e nella solitudine, riconoscendo una condizione di appartenenza che non è sufficiente sotto un cielo grigio, nemmeno cantando Nel blu dipinto di blu. Quando viene meno la libertà, tutto crolla, tutto si sgretola e si sbriciola in brevissimo tempo.
Di MATTEO PORRU
Il campanile della chiesa di Santa Caterina a Mores, un piccolo capolavoro neoclassico, lo progettò Salvatore Calvia e Pompeo, suo figlio, ne era orgogliosissimo. Non tanto per il campanile in sè, ma perchè a farlo era stato suo padre, che in quel borgo sassarese c’era nato e che sarebbe stato il suo principale faro umano e culturale negli anni a venire.
di EMILIANO DEIANA*
Non si dovrebbe mai scrivere di sé.
È una vecchia regola buona, naturalmente, per essere infranta. A maggio è uscito il mio primo romanzo “La morte si nasconde negli orologi” edito dalla sarda-sardissima Maxottantottoedizioni. Sono andato molto in giro a presentarlo e, in ogni occasione, dichiaravo un mio limite e un personale “fallimento”. Quel libro, quella storia avrei voluto scriverla - se avessi avuto tutte le parole a disposizione e un’abilità diversa - nella mia lingua, il gallurese o in sardo.