Grazia Deledda femminista? Non so se le si può attribuire questo epiteto che certamente ha , invece, al suo interno, molta ideologia di pieno novecento. Certo però che Grazia partecipò alle più attente manifestazioni del nascere di una consapevolezza femminile di emancipazione e di autonomia. Ricordo che Naufraghi in porto (1902), fu il primo romanzo in cui una donna si occupava del divorzio ed anche il primo della Deledda ad essere tradotto in inglese per gli Stati Uniti.
Nel 1911 la Deledda rilasciò un’intervista per “La Tribuna” sul tema del divorzio affermando che un tale doloroso passo era indispensabile quando i due coniugi erano effettivamente impossibilitati a convivere. Dopo questa intervista la Deledda ristampò e corresse il romanzo del 1902 apportandovi il titolo più deciso di Dopo il divorzio.
Sempre nel 1911 un circolo di donne romane la intervistò per una inchiesta sul femminismo. Le domande erano: “Qual è il valore del femminismo considerato sotto l’aspetto intellettuale? Quale è il valore di esso considerato sotto l’aspetto sociale?” La scrittrice rispose con poche parole semplici e nette: “ Trovo giusto e bene che la donna pensi, studi, lavori
Nel 1909 non si oppose a che i Radicali ponessero la sua candidatura per il collegio di Nuoro. Ovviamente era una provocazione in quanto le donne non avevano il diritto di voto, né attivo né passivo. Grazia Deledda ottenne 34 voti,quelli degli iscritti al locale circolo dei Radicali mentre più di mille ne ottenne il potente senatore Garavetti, già sindaco di Sassari.
E con la tessera n.639 nel 1908 Grazia Deledda partecipò a Roma al Primo Congresso Nazionale delle Donne Italiane per una “partecipazione femminile alla vita sociale”.
Neria De Giovanni
Fonte: www.portaleletterario.net