- Simone Tatti* -

Sono state accolte con vivo entusiasmo le prime indiscrezioni inerenti il decreto Cultura che, nelle intenzioni del Governo e del Ministero di competenza, dovrebbe donare nuova vitalità al comparto. Una serie di misure atte ad agevolare non solo gli operatori del settore ma anche i potenziali investitori, gli utenti e i consumatori finali. Tra le novità più importanti figurano l’eliminazione del tetto dei cento milioni di euro per gli investimenti in beni culturali, l’assunzione di venti nuovi progettisti per risolvere la situazione di Pompei e la nomina di un commissario per la Reggia di Caserta, la più grande residenza reale al mondo un tempo appartenuta alla casa reale dei Borbone di Napoli e che nel solo 2013 ha vantato un introito lordo totale di quasi due milioni di euro. Se a più riprese si era detto che lo Stato non poteva più farsi carico integrale delle spese di gestione e restauro delle strutture e dei complessi culturali, si è trovata una soluzione mediante un più stretto coinvolgimento del settore privato.

Il decreto Cultura, infatti, prevede un sistema di incentivi fiscali tali da consentire un credito di imposta, pari al 65% in tre anni, a quei soggetti che decidono di elargire una donazione per il restauro di un qualsiasi bene di interesse culturale. Una misura che in un certo qual senso ha del rivoluzionario e che mira ad una maggiore interconnessione in un comparto nel quale la dicotomia tra pubblico e privato è sempre stata alquanto marcata.Per il settore dei musei, invece, è prevista la creazione di soprintendenze autonome e la designazione di un amministratore unico che, con competenze manageriali, affianchi il direttore dei poli museali nelle attività tipicamente commerciali legate ai servizi aggiuntivi (ovvero bar, caffetterie e book shop) e favorisca, quindi, l’interconnessione dell’imprenditoria privata alla fruibilità dei beni pubblici.

La cultura assume una rilevanza che non si esaurisce nell’ambito della sola filiera culturale ma diviene risorsa trasversale per favorire i processi creativi e innovativi anche in altre filiere produttive nel cui ambito è valorizzata. Negli attuali scenari economici, la competitività delle imprese dipende in maniera crescente dalla più ampia competitività dei sistemi socio-economici nei quali esse cono inserite. In tal senso la collaborazione tra pubblico e privato è riconosciuta come uno degli elementi fondamentali per lo sviluppo. 

Tuttavia, ad oggi, nonostante siano diversi i rapporti di ricerca che confermano il ruolo chiave del settore culturale nel generare valore economico, il processo di valorizzazione del patrimonio culturale risulta essere ancora molto parcellizzato e disomogeneo, con progetti non sempre adeguati alla sua consistenza, alla rilevanza e al ruolo che esso potrebbe rivestire per lo sviluppo del nostro Paese, con l’evidenza di paesaggi e beni culturali che, anche quando riconosciuti come distintivi, sono lasciati troppo spesso in uno stato di abbandono e degrado. Questo è il motivo principale per cui una sinergia tra pubblico e privato in questo settore è da intendersi non solo come auspicabile bensì come unica strada da perseguire affinché si miri allo sviluppo economico della cultura congiuntamente a quello culturale dell’economia.

*FocuSardegna

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Simone Tatti
Author: Simone Tatti
Giornalista, data analyst e startupper. Economista di formazione, con master in sviluppo territoriale e gestione d’impresa mi appassiono al mondo dei media dopo aver vinto il primo concorso universitario Heineken – Ichnusa in “Marketing e Comunicazione”. Scrivo con costanza da circa quindici anni su testate giornalistiche off e online prediligendo la produzione di reportage e articoli di analisi statistico/economica. Per amore verso la mia terra, fondo www.focusardegna.com. Ho curato l’immagine e la comunicazione di progetti di destinazione turistica (i.e. Distretto Culturale del Nuorese e Sardinia East Land | destinazione globale Nuorese Ogliastra) e la gestione dei canali social di affermati mass media (Unione Sarda, Videolina e Radiolina). Per sapere altro su me o quel che faccio, visita il mio sito www.simonetatti.it.

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