Anche in Sardegna sono state individuate le aree in cui la Sogin (società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) intende depositare le scorie radioattive. Anziché gestirli laddove si trovano hanno pensato di spostarli, per terra e per mare, in altre località d'Italia, compresa la Toscana. Il costo di questa "porcheria" è molto imponente e si inserisce all'interno del Recovery Plan.
Nel referendum del 2011 i sardi si sono espressi per il no sul nucleare e sulle scorie radioattive. I 14 comuni interessati sono, già, in fermento. I sindaci, che hanno appreso la notizia dalla carta stampata, insieme alle rispettive comunità sono amareggiati e preoccupati. Tuttavia, non intendono subire passivamente e si preparano a opporsi.
La scorsa notte, con il favore delle tenebre, il ministero dello Sviluppo e il ministero dell'Ambiente hanno dato il benestare alla Sogin di pubblicate la carta nazionale delle aree potenzialmente idonee. La designazione di queste zone è molto discutibile, sia per l'impatto ambientale, sia per quello idrogeologico, ma anche per quello paesaggistico. Tanto per fare un esempio concreto la zona di Siurgus Donigalia è ricca di falde acquifere che confluiscono nell'invaso del Mulargia che alimenta il Campidano. Altra zona interessata il Complesso Nuragico di Barumini, patrimonio dell'UNESCO.
Ci sono 60 giorni di tempo per formalizzare le urgenti opposizioni a questa decisione dissennata. Stavolta si gioca la partita più grande della Sardegna.
È una battaglia bipartisan, non c'è schieramento politico, ma l'amore per la propria terra.
Bisogna far vale le ragioni di un popolo di centenari, di cultura, di bellezza. Bisogna salvare l'economia e il lavoro fatto fin'ora dalle comunità località per valorizzare i propri territori. Il fatto di essere un isola con scarsa densità di popolazione non dev'essere una discriminate, il popolo sardo va preservato e tutelato. È in gioco la salute e l'economia della nostra regione.
Carla Pisu
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