Dicembre 23, 2024

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    Attualità

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    Vi sono persone che con la loro vita, arte e conoscenza arricchiscono il mondo di un profumo nuovo ed innovatore. Difficile capirlo nel presente certo e concreto nel futuro, quando ormai lontani da sguardi fanciulleschi nella maturità si riesce a cogliere la profondità di una linea che diventa arte. Così oggi, passato il 1969, Carlo Petromilli, rappresenta una delle eccellenze artistiche della nostra amata Sardegna. Tra danza e moda si costruisce l'architettura di edifici sontuosi che compongono mirabili forme di donne eccelse e vive tra la tradizione della cultura sarda e l'innovazione internazionale del magico mondo luccicante della moda. In quel di Oristano ormai dimora, dal 2003, l'atelier del creativo sardo che compone poesie ed epici sonetti fatti di piroette e moda, di contaminazione e suggestioni che portano la donna e l'uomo al di là della storia per vivere il presente con l'occhio acuto di un domani illuminato. Scale ricche di volute, dal sapore fiammingo e barocco, boiserie di ispirazione spagnola composte da boustier e volumi, in due parole : Moda - Arte firmata Carlo Petromilli. L’abbiamo incontrato per FocuSardegna.

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    È sobrio ma coinvolgente l’esordio teatrale del giornalista e scrittore Beppe Severgnini. Due generazioni a confronto in un avvicendarsi di botta e risposta che induce i due protagonisti a scontrarsi e poi stimarsi vicendevolmente.

    È notte. Ci troviamo nell’aeroporto di Lisbona. I voli sono stati cancellati e uno scambio di battute tra i due è quasi inevitabile. Lui (Severgnini), sarcastico e paternalista, incarna semplicemente se stesso. Personaggio brillante e aperto al dialogo conduce con maestria la linea narrativa. Lei (Marta Isabella Rizi), ventottenne talentuosa ma scoraggiata, è alle prese con importanti scelte di vita: abbandonare o meno un’Europa che non la convince più per trasferirsi in Brasile.

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    Fu una visita non programmata, quella del tedesco Thomas Münster in Sardegna. Durante la seconda guerrra mondiale, l’aereo che lo trasportava precipitò sull’isola. Il radiotelegrafista innamorato della letteratura, contrasse nell’Isola la malaria e quel soggiorno forzato lasciò in lui un segno indelebile che lo portò a farci ritorno più volte, dopo la guerra raccontandone dinamiche, luoghi e volti. Ecco un mondo nuovo, surreale e senza tempo, dove anni e mesi non seguono le logiche del Continente. Inizia, così “Parlane bene” (“Sprich gut von Sardinien”, nell’edizione originale, in tedesco) il racconto semiserio di un viaggio surreale, spesso ironico e altre volte lucidamente obiettivo nel suo essere sorpreso.

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