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In certe notti barbaricine, nel Supramonte Dorgalese, quando il cielo è sereno e tutto ciò che circonda la grotta di Ispinigoli tace, si possono udire i lamenti delle anime di giovani fanciulle, sacrificate agli dèi d’Oriente in tempi lontani. Una specie di grotta-tempio, quella di cui parliamo, dove a rappresentare la divinità era un’immensa stalagmite che, fondendosi con la stalattite sovrastante, forma una colonna di circa trentotto metri. Prima in Europa per altezza, e seconda nel mondo, questa opera eretta dalla natura governa il centro di una grande sala dalla sommità della volta fino al pavimento.
Un un’isola magica e misteriosa come la Sardegna l’eco di tradizioni sussurrate da secoli vive e si fa udire ancora oggi, soprattutto in quei centri lontani dalle coste, in cui l’isolamento rallenta la scomparsa di antiche abitudini e credenze. Come in alcuni paesi interni dell’Ogliastra, o della Gallura di nord-est o della selvaggia ed ermetica Barbagia, teatro della non troppo lontana epoca del banditismo sardo.
Oggi vi racconto la storia di Nicola. Storia che molti di voi avranno gia' letto nei quotidiani e in rete, quindi non vi racconto niente di nuovo, ehheheh. Ma per me e' stata comunque una sorpresa. Perche' la mattina di ieri mi sono svegliato a Esterzili e avevo intenzione di salire al monte Santa Vittoria per godere del panorama. Prima pero' vado al solito bar, da Mau, a fare colazione e incontro Serge per strada, gli dico che stavo salendo su al monte. E lui mi dice: sai, sta arrivando quel ragazzo che si e' arrampicato sul ponte di Gadoni e vuole salire anche lui.