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“L’invasione delle cavallette. Contro le voracissime locuste che infestano molte zone della Sardegna e minacciano di divorare i raccolti sono in corso vere e proprie battaglie. Contadini armati da lanciafiamme attaccano le zone più infestate distruggendo in pochi minuti milioni e milioni di quei terribili insetti“.
Il 2 giugno del 1946 la Domenica del Corriere accompagnava con questa descrizione una dinamica illustrazione sintesi della piaga che da mesi affiggeva le zone della Sardegna. E’ l’altra storia. Quella che se da una parte celebra, dall’altra sottolinea arretratezza e difficoltà; è quella vicenda che scivola nei meandri di un momento importante, troppo importante per la storia moderna. Perché il 2 giugno 1946 è sintesi del cambiamento. Sintesi di una scelta. Sintesi di una vittoria. Non solo quella della Repubblica sulla Monarchia ma quella del popolo che stringe finalmente in mano, matita alla mano, la propria libertà di scegliere.
«Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore»
F.C. De André
“Ci sono buchi in Sardegna che sono case di fate”. No, non è farina del mio sacco, bensì grano di Michela Murgia, che con questa frase apre il suo buon Viaggio in Sardegna. Dico buono non solo perché il libro che cito è bello (se la Sardegna vi appassiona vi suggerisco di leggerlo). Dico buono perché ogni viaggio, su quest’isola, è buono. Che sia reale o metaforico, che sia di vista o di udito, di tatto o di olfatto, di gusto e di pensiero – magari preso per mano, quest’ultimo, proprio da un buon libro – ogni tipo di viaggio in Sardegna è un’occasione presa e ben spesa.